Autore: CANGIULLO, FRANCESCO
Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Edizione originale interamente figurata e parolibera, stampata su carta di diversi colori. Libro composto come fosse una serata di varietà, con corredo introduttivo di finti manifesti pubblicitari, programma scandito in prima e seconda parte per un totale di 16 momenti, disegnati tramite uno spregiudicato paroliberismo, in cui le lettere sono distorte a tratteggiare figure e profili. Cfr. Salaris, Storia, p. 106; Hulten, Futurismo & futurismi, p. 439; Cammarota, Futurismo, 76.14. Francesco Cangiullo (Napoli, 1884 - Livorno, 1977) aderì al movimento futurista, di cui divenne uno dei maggiori esponenti, nel 1905, in occasione di una "serata" al Mercadante organizzata per l'arrivo di Marinetti, Palazzeschi, Altomare, Mazza e dei pittori Boccioni, Carrà e Russolo. Ideatore di sperimentazioni parolibere, dinamiche visive e sonore (dalle lettere umanizzate all'alfabeto a sorpresa), pubblicò la sua prima opera futurista "Le Cocottesche" nel 1912, cui seguirono Caffè Concerto (1919), Poesia Pentagrammata (1923) e la collaborazione con la rivista "Lacerba" futurista (1913 - 1915). Cangiullo firmò con Marinetti il "Manifesto del teatro della sorpresa" (rivista "Il futurismo" gennaio 1922) il cui progetto tentò di realizzare e diffondere durante la tournée con la compagnia teatrale di R. De Angelis. Queste esperienze furono poi rievocate nel volume "Novelle del varietà" (1938). Il graduale ritorno a una poesia più tradizionale e il lento distacco dal futurismo furono narrati in due delle sue ultime opere "Serate futuriste" (1930) e "Poesia innamorata" (1943), sintesi della sua produzione poetica dopo il 1919
Autore: Marinetti
Editore: Istituto editoriale italiano, s.d. (1919) 4 volumi, legatura editoriale in piena pelle, con sovraccoperta.
Condizioni perfette. Rarissimo. Nel corso della sua permanenza in ambito artistico, l’avanguardia futurista diventò promotrice di diversi manifesti, se infatti nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblicò sulla rivista francese “Le Figarò” l’edizione ufficiale della nuova avanguardia, gli anni successivi videro l’introduzione di altri manifesti scritti da altri componenti del gruppo, specialmente nel primo decennio di vita del gruppo, considerato comunemente il più fecondo. Il manifesto diventò dunque per i futuristi la principale via per comunicare le proprie idee e la propria azione culturale, ispirando poi anche le altre avanguardie che cominciavano a diffondersi in tutto il continente europeo, appartiene però comunque a Marinetti la capacità e il merito di aver saputo conferire al manifesto la dignità tale da essere considerato un vero e proprio genere letterario. In particolare, le raccolte dei manifesti futuristi furono tre: 1. La prima a Firenze del 1914 con “I Manifesti del Futurismo” con edizione di Lacerba; 2. La seconda a Milano nel 1917 con “Noi futuristi” con Riccardo Quintieri Editore; 3. La terza e ultima a Milano nel 1919 con “I manifesti del Futurismo” con l’Istituto editoriale italiano, questa raccolta in particolare venne divisa in quattro volumi per un totale di cinquantanove documenti, ovviamente scritti e redatti da diversi componenti del gruppo anche se Marinetti rimase sempre la principale mano e voce; Oltre ai manifesti, il cui obiettivo principale era quello di fissare per il proprio gruppo ed esporre per i lettori le regole e le tecniche necessarie per i nuovi linguaggi artistici di letteratura, pittura, scultura, architettura, musica, teatro e cinema, ci furono anche altri documenti che si esprimevano su tematiche secondarie come il cibo (inventarono un pasticcio di diversi tipi di carni e formaggi), il vestiario, la moda (dettata per loro comunque da linee prettamente geometriche e razionali), la guerra, le macchine e la modernità in generale, tutte però sfociavano comunque in un panorama politico. Nonostante tutti questi manifesti si soffermassero su tematiche completamente diverse tra di loro e ragionassero su questioni apparentemente inconciliabili, è facile comunque percepire uno stile, uno spirito unitario e riconoscibile, tipico dell’avanguardie futuristica italiana. Questo spirito unitario risulta particolarmente evidente e percepibile nell’applicazione dei medesimi principi basilari della propria ideologia sempre seguendo uno stile che da sempre può essere considerato polemico, scandaloso e perentorio.
A differenza delle altre avanguardie del tempo dunque, che tendevano a soffermarsi per definizione e ad intervenire in tutti gli ambiti strettamente culturali e artistici, il futurismo si distanzia.
Autore: Alberto Moravia
Editore: Documento Editore per Bompiani Editore Milano, Roma, 1944.
Legatura editoriale in mz. tela e cartone con una piccola incisione di Luigi Bartolini. Quarto volume de La Margherita a cura di Federigo Valli. Timbretto editoriale a secco sulla carta d occhietto e sulle litografie. Edizione originale dell'opera di Moravia in ottime condizioni.
Con due Litografie di Renato Guttuso.
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